Santa Maria della Marca

Dal Vangelo secondo Matteo

(10,37-42)

Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".

L'ospitalità all'inviato di Dio e la sorpresa del dono della vita!

La liturgia della parola di oggi comincia con un racconto molto bello, una storia a lieta fine. Eliseo, l'inviato di Dio, è lontano da casa sua. Una famiglia benestante, seguendo la legge sacra dell'ospitalità si prende cura di lui, generosamente e gratuitamente. Siamo aldilà della logica egoista del dare una cosa e ricevere in cambio una altra. E ci accorgiamo che l'apertura del cuore con un gesto di bontà non lo vuota delle sue ricchezze, anzi, l'arricchisce aldilà di ogni attesa. La sorpresa dell'ospitalità è la vita! Il profeta Eliseo dice alla donna: " l'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia"! Con Eliseo Dio fa dono di un figlio, una cosa molto gradita. Ma con Gesù, Dio fa dono del suo Figlio unigenito, e in Lui la sorpresa della vita eterna! Il battesimo trasforma la natura dell'uomo e la rende simile a quella di Cristo, vincitore della morte e del peccato. San Paolo ce lo ricorda nella lettera ai Romani: " Cosi anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù". Quindi ci dobbiamo comportare come Gesù. Per noi l'ospitalità è più che un dovere di buona educazione, ma l'espressione della nostra fede in Cristo. Con Lui diciamo no ad ogni forma di egoismo, di indifferenza, di chiusura, di esclusione! Con lui dobbiamo promuovere la solidarietà, l'accoglienza, la condivisione. Ci mettiamo dal punto di vista di Dio, e riconosciamo la dignità di ogni persona, specialmente dei piccoli. Dobbiamo amare, promuovere, e se c'è bisogno proteggere la vita, e opporci alla mentalità dello scarto che tende a diffondersi. In verità, nessuna situazione o nessuna malattia è incurabile. É sempre doveroso amare e prodigare delle cure, anche in caso di malattie inguaribili. Il costo delle scelte cristiane può essere molto alto! Ci fanno uscire dal cerchio della natura, per poi entrare nella catena più forte della grazia che salva. Allontanarsi dei cari, come i genitori o i figli, o anche di noi stessi, non è un gesto di abbandono, ma una dovuta distanza che ci rende capaci di rivolgerci a loro come messaggeri di Dio. Con la nostra parola profetica, i loro cuori danno ospitalità a Gesù risorto, e cosi hanno la sorpresa della vita eterna in Lui!